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Come funziona il reddito energetico?

Cos’è e come funziona il meccanismo del reddito energetico per produrre energia rinnovabile

In alcune zone d’Italia è attivo da poco quello che viene chiamato “reddito energetico“, un’iniziativa che permette ai cittadini, a partire dai redditi più bassi, di installare gratuitamente impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, ossia il solare fotovoltaico ed il micro eolico, ma anche impianti per avere il solare termico, il tutto nell’ottica di proseguire un percorso verso la transizione energetica.

Reddito energetico: l’idea

L’idea si basa su un fondo pubblico che finanziando l’installazione di questi impianti domestici permette di innescare una sorta di circolo virtuoso:

  • Permette alle famiglie autoprodurre energia e risparmiare in bolletta
  • L’energia prodotta in surplus finisce in rete
  • Si diffonde la cultura delle energie da fonti rinnovabili
  • L’indotto del settore ne guadagna in lavoro

Il tutto sarà monitorato e contrattualizzato dal GSE, il Gestore dei Servizi Energetici, la società del Ministero dell’economia responsabile dello sviluppo delle energie rinnovabili in Italia, e dal nuovo ministero della Transizione Ecologica.

La sostenibilità ambientale non è solo un vezzo o una battaglia degli ambientalisti, ma è soprattutto un nuovo modo di concepire il modo con cui possiamo soddisfare il nostro fabbisogno energetico senza consumare le risorse del nostro pianeta a danno delle generazioni future.

Per questo, il nuovo ministero della Transizione Ecologica avrà il compito di far partire il volano del reddito energetico per far diventare la sostenibilità anche un importante fattore economico incentivando ed attivando un settore con un indotto importante.

Tra le prime regioni in Italia ad avvalersi del reddito energetico è la regione Puglia, forte anche delle risorse naturali di cui dispone abbondantemente, il sole per gli impianti fotovoltaici ed il vento per produrre energia con il micro eolico domestico.

Il Reddito energetico in Puglia

Nella regione Puglia, il reddito energetico prevede l’accordo tra l’assessore regionale allo Sviluppo economico ed anche Ricerca industriale e innovazioni, Reti e infrastrutture materiali per lo sviluppo, ed il GSE, il tutto sulla base della LEGGE REGIONALE 9 agosto 2019, n. 42.

Tale legge regionale prevede infatti l’acquisto e l’attivazione di “impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili in favore di utenti in condizioni di disagio socioeconomico“, cioè per le famiglie meno abbienti che possono così risparmiare sulla bolletta energetica.

Sempre la legge 42 dice che l’acquisto degli impianti sarà “incentivato dalla Regione attraverso la concessione di contributi“, e tali contributi possono essere a fondo perduto con un tetto di 6.000 € che può arrivare a 8.500 qualora sia anche prevista l’installazione di batterie di accumulo.

L’obiettivo principale di questa norma è quindi quello di promuovere l’incremento della produzione di energia elettrica sostenibile tutelando l’ambiente, migliorare le condizioni di vita delle famiglie più bisognose e sostenere le attività locali della filiera di produzione di impianti di produzione di energia con fonti pulite e rinnovabili.

Da questo punto di vista, anche l’amministratore delegato del Gestore dei Servizi Energetici ha dichiarato che l’accordo con la Puglia “consolida il nostro essere a servizio del territorio e ci consente di intensificare la promozione dei nostri strumenti utili all’attuazione del Piano Energetico Ambientale Regionale”.

L’accordo con la regione Puglia prevede che il GSE definisca i requisiti tecnici delle procedure atte ad individuare le aziende idonee all’installazione dei vari tipi di impianti, siano essi di energia solare, solare termico o energia eolica (micro eolico). Inoltre tali procedure devono anche individuare i criteri per chi può beneficiare del contributo.

Il GSE gestirà anche i crediti per l’energia prodotta in surplus dall’impianto, con l’uso del meccanismo dello Scambio sul Posto. Con tali crediti si andranno a finanziare nuovi impianti per altri cittadini del territorio.

In sintesi:

  • L’impianto produce energia in surplus
  • Tale energia viene introdotta in rete
  • Il GSE usa i crediti di tale produzione per nuovi finanziamenti

Vero che in tal modo l’utente non usufruisce dei crediti, ma ottenere un impianto gratuito per la produzione di energia elettrica ed usufruirne a pieno ci sembra che sia già più che vantaggioso.

Il reddito energetico in Italia

Ma solo la puglia usufruisce del reddito energetico?
No, in Italia il primo esperimento è partito nel 2018 a Porto Torres, in Sardegna, dove il comune si è impegnato ad investire attraverso un fondo rotativo 250.000 € l’anno per due anni, per l’acquisto in comodato d’uso di impianti fotovoltaici e con la possibilità del riscatto alla scadenza dei 25 anni.

Sempre in Sardegna, poi, l’iniziativa di Port Torres si è estesa a tutta la provincia di Sassari, sempre tramite accordo con il GSE.

Se ci spostiamo nel nord Italia troviamo che ad essere interessata al reddito energetico è la provincia di Trento, zona sempre attenta sui temi ambientali.
Infatti anche Trento ha approvato un emendamento dove valuterà la possibilità di accedere al fondo in maniera esclusiva alle famiglie con redditi più bassi.

In realtà la proposta originaria, risalente ad ottobre 2020, prevedeva la possibilità che il fondo fosse aperto a tutti, ma poi si è deciso di aprire solo ai redditi più bassi, forse anche a causa di fondi non illimitati.

Sta di fatto che al momento non vi sono altre regioni, provincie o comuni che hanno attuato l’idea, forse perché se il contributo massimo è di soli 6.000 per un impianto che può arrivare a costare molto di più, se una famiglia è in ristrettezze economiche di sicuro non ha la possibilità di spendere quello che manca coprire la spesa reale.

In sintesi, come accade spesso in Italia, l’idea è buona ma mancano i fondi reali per realizzarla.

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