Da anni si parla del pilota di droni (a volte semplificato come “dronista”) come di uno di quei “nuovi” lavori che nei prossimi anni sarà molto richiesto e ben retribuito. Del resto il settore è giovane, dinamico e ricco di opportunità professionali in molti ambiti (video making, ispezioni, agricoltura, ricerca scientifica e soccorso, etc).
Ma come si diventa piloti di droni? La risposta più semplice e diretta è: bisogna seguire un corso di pilotaggio professionale finalizzato al superamento di un esame di abilitazione riconosciuto dalla normativa europea.
Siccome però dietro questa risposta immediata ci sono molte altre domande, della serie “Ma quanto guadagna un pilota?”, “Cosa bisogna imparare?”, “Quanto costano e quanto tempo richiedono i corsi di formazione?”, è opportuno, per chi vuole tentare questa strada, approfondire un po’ di più la questione.
Prospettive
Il settore è nuovo e il valore del mercato è in crescita da anni in tutto il mondo, fatto salvo il 2020 in cui la crisi economica derivante dalla pandemia di Covid non ha risparmiato nessuno. Già da quest’anno, comunque, i trend parlano di ripresa del settore.
Da un lato ci sono i droni consumer, ossia quelli pensati per gli appassionati che volano per hobby, la cui diffusione sembra non conoscere sosta; dall’altro ci sono invece i droni professionali che, equipaggiati con il giusto mix di sensori, sono capaci di svolgere un’infinità di lavori con enorme efficienza, soprattutto in termini di risparmio di tempo e di costi rispetto ai metodi tradizionali. Le applicazioni sono già numerosissime, e spaziano dall’agricoltura all’ispezione di impianti produttivi ed infrastrutture, dalle operazioni di ricerca e soccorso in caso di disastro ambientale alla ricerca scientifica, senza considerare la sempre più prossima esplosione dei servizi di delivery, non solo trasporto merci ma col tempo anche passeggeri, alla quale le più grandi smart city del globo sembrano ormai destinate.
Resta però un lavoro ad alta specializzazione.
Quanto guadagna?
A livello di risorse per approfondire e per seguire la situazione del settore dei droni, consigliamo di leggere le diverse risorse online che seguono questo ambito, tra cui:
- Dronezine.it, il sito della prima rivista italiana sui droni;
- le ricerche sul sito dell’Osservatorio Droni del Politecnico di Milano;
- il sito (in lingua inglese) “Drone Industry Insights“, ricco di analisi di mercato e spunti utili a capire la direzione che sta prendendo il settore a livello globale.
Requisiti
È chiaro che, nella situazione attuale italiana, caratterizzata da offerta di lavoro molto bassa e precarietà molto alta, una professione come quella del pilota di droni, che non richiede anni di studio all’università ma si basa almeno per metà su aspetti pratici che si possono apprendere frequentando un corso di pilotaggio in scenari specifici, rappresenta un’idea molto allettante per molte persone, soprattutto giovani.
Si tratta insomma di un lavoro che dà accesso a una buona retribuzione, a patto però di specializzarsi “verticalmente” in un settore specifico e poi tenersi aggiornati non solo sui continui progressi tecnologici (le caratteristiche tecniche e le funzionalità dei velivoli), ma anche sulla costante voluzione normativa che il settore vive ormai da qualche anno – e che c’è da scommettere continuerà ancora più intensamente in futuro.
Al di là delle competenze tecniche e pratiche, per lavorare come pilota di droni bisogna innanzitutto possedere delle ottime doti relazionali ed organizzative, tipiche per lo più di lavori da freelance o libero professionista, in quanto al momento nel nostro Paese non esiste un preciso inquadramento nazionale dei lavoratori del settore droni, perciò non si può fare affidamento su certezze contrattuali offerte da un CCNL.
Il primo passo è ovviamente il “patentino drone“, che prima si chiamava attestato di pilotaggio per le operazioni non critiche e adesso è diventato “Prova di completamento della Formazione online” per piloti UAS nelle sottocategorie OPEN A1-A3. Si tratta di un riconoscimento ottenibile dopo essersi iscritti al sito dell’ENAC, basato sulle nozioni fondamentali che riguardano le regole dell’aria, la classificazione dei droni, etc (maggiori info qui).
Dopo questo step, si passa al patentino A2 (molto simile all’ex abilitazione CRO, ossia per le operazioni in aree critiche) per il quale si deve per forza seguire un corso specifico.
L’offerta di Corsi
Corsi universitari
In alcune facoltà si possono trovare addirittura dei corsi universitari, che però riguardano soprattutto la costruzione e la ricerca scientifica.
Scuole di volo
Per il resto la formazione standard passa attraverso i corsi di pilotaggio droni offerti dalle scuole di volo. A questo proposito, il panorama è in costante sviluppo, con nuovi centri e nuove scuole che aprono ogni anno in diversi punti dello stivale e sulle isole, ma che allo stesso tempo scontano ancora un periodo di assestamento, complice la normativa di settore in perenne evoluzione (il regolamento europeo recentemente entrato in vigore ha creato nuove classi di droni e nuove patenti necessarie per usarli a seconda dei diversi scenari) e non ultima la situazione Covid, che ha reso a lungo molto complicato, se non addirittura impossibile, svolgere le lezioni in presenza (delle quali c’è bisogno almeno per svolgere la parte “pratica”, ossia le manovre di volo vere e proprie).
Prezzi
Parlare dei prezzi dei corsi per droni, in questa fase di transizione iniziata ormai da tempo, è quantomai difficile, perché il panorama è molto eterogeneo. Così come già avvenuto nel 2020 per i corsi di abilitazione alle “vecchie” operazioni critiche (CRO), alcune scuole offrono corsi di che costano in media 700-800 euro, ma altre sono pronte a chiedere di meno, sebbene le tariffe che si riscontrano sui siti internet delle scuole di volo non siano quasi mai aggiornate e nemmeno sempre super trasparenti. In pratica, nonostante cambino i regolamenti, non cambia lo scenario complessivo (salvo casomai diventare più complesso), perciò il consiglio è quello di telefonare ed informarsi a voce, in modo da sfruttare i vantaggi di un contatto diretto.